Camilla Baresani

La dieta di Cupido

Illustrazione di Valeria Petrone

In Come se niente fosse, romanzo di Letizia Muratori, c’è una ragazzina grassoccia alla prima lezione di equitazione. Riluttante, osserva i pony: “Ma peso troppo. Li schiaccio” protesta. E l’istruttrice: “Quando ti verrà voglia di mangiare, pensa ai pony e vedrai che ti passa la fame. Bisogna dimagrire per qualcuno a cui vogliamo bene, non si può dimagrire da soli. Gli innamorati sono sempre magri”. La scena mi è venuta in mente oggi, a pranzo. Avevo appuntamento con un’amica sposata da anni, una grande lavoratrice, una di quelle persone così concentrate su tante cose decisive, che l’amore – nel senso di passione – lo mettono da parte sposandosi: archiviata la questione sentimentale, si dedicano brillantemente ad altro. Mentre la aspetto, ordino un vino rosso della Magna Grecia, in omaggio alle sue origini calabresi. Quando entra nel ristorante, la vedo abbronzata e soprattutto dimagrita. Con tutto il suo attivismo si sarà messa a correre all’alba, prima di andare in ufficio; lo penso ma non lo dico, perché per esperienza diretta so che se a una donna dici che è dimagrita, si cruccia pensando che allora prima era grassa. Dopo un po’, noto che non ha ancora mangiato nulla e sta solo movimentando il cibo nel piatto: lo sparpaglia, lo ammonticchia, lo sminuzza e poi lo sistema tra i ghirigori disegnati sul bordo di ceramica, come in un gioco geometrico. “Non ti piace?” le chiedo. “No, no, mi piace moltissimo – sono innamorata,” risponde. E immediatamente precipitiamo nei dettagli di una storia che sarebbe scontata se capitasse a un maschio, molto meno a una donna: lui più giovane di vent’anni, ore e ore passate a scambiarsi messaggi, il rischio e la voglia di essere scoperta dal marito, il sentirsi in balia di qualcosa di incontrollabile dopo aver creduto di saperlo controllare, la riscoperta (anzi, lei dice la scoperta) del sesso. Come corredo, una radicale assenza d’appetito. “Almeno bevi il vino”, le suggerisco, “da innamorati fa particolarmente bene, aiuta a sdrammatizzare”. Lei protesta: “Ma io voglio drammatizzare, voglio non avere fame, approfitto di questo amore assurdo per tornare in linea senza sforzo. L’amore dovrebbe far parte delle diete”. Altro che cura dimagrante! L’unico prodigio, che nessun dietologo è riuscito a brevettare, è una bella cura innamorante.

Pubblicato il 30 luglio 2016