Camilla Baresani

Le parole che non mi hai detto

Illustrazione di Valeria Petrone

Oltre che dalla bellezza della storia che si vuole narrare, l’arte del racconto è fatta da alcuni trucchi del mestiere. Come possiamo convincere qualcuno che non stiamo mentendo, mentre raccontiamo un episodio mirabolante, vero o falso che sia? Capita spesso che un romanzo o un film, scrittura meravigliosa o attori eccellenti, non ci convincano proprio perché non riusciamo a sospendere l’incredulità, vale a dire che non crediamo alla storia, ci sembra finta anche se sotto sotto abbiamo accettato che lo sia, dato che è un romanzo o un film. Tutta questa premessa perché la settimana scorsa, durante un lungo tramonto siciliano, mi è capitato di essere seduta accanto a un vecchio amico e lasciarlo parlare. Se mi ha convinto di una cosa di cui ero scettica, cioè che un Marsala semisecco sia un vino adatto anche al mio palato che di solito non ama la dolcezza (“Ma sa di frutta stufata e miele bruciato!” mi ha detto), non altrettanto gli è riuscito mentre mi raccontava le proprie strabilianti avventure sessual-sentimentali. Non sono riuscita a credere neanche per un istante alle sue storie, ai personaggi, alle situazioni: era tutto generico, senza appigli descrittivi che rendessero le scene vivide, palpitanti. Alla fine, non potendo più trattenermi, gli ho detto che non mi aveva convinta: “Caro Lucio – gli ho spiegato – per farmi bere questo bicchiere di Marsala così speciale, lo hai descritto con una precisione di dettagli che mi ha fatto incuriosire: ho pensato che tu ne fossi esperto e che ci fosse da fidarsi. Ma delle tue avventure sentimentali, invece, mi hai descritto solo le azioni: niente nomi, facce, porzioni di corpi, odori. Niente di niente. Ti faccio l’esempio di Marquez, che ha scritto romanzi fantastici – fantastici non solo per bellezza ma, letteralmente, per fantasia: storie incredibili, assurde, cui però noi lettori abbiamo creduto dalla prima all’ultima riga. E sai perché? Perché c’è un trucco. Marquez ha spiegato come faceva: ‘Se dici che ci sono degli elefanti che volano in cielo, la gente non ti crederà. Però se dici che ci sono 425 elefanti nel cielo, forse qualcuno ti darà credito. È un trucco giornalistico che si può anche applicare alla letteratura’. Capisci? Ora versami un secondo bicchiere e ricomincia da capo. Raccontami tutto, come farebbe un grande narratore”.

Pubblicato il 16 luglio 2016