Camilla Baresani
Autore: Jean-Claude Kaufmann
Titolo: Quando l'amore comincia
Editore: Il Mulino
Anno di pubblicazione: 2005
Prezzo: € 11,90

Sommario

JEAN-CLAUDE KAUFMANN – Quando l’amore comincia

Febbraio 2005 - Il Sole 24 Ore - Domenica - Recensioni

Nulla è insignificante il “mattino dopo”, quando cioè ci si sveglia per la prima volta accanto a un partner magari appena conosciuto. Ci sarà tenerezza ma anche imbarazzo, si scoprirà di non saper cosa dire cercando di supplire coi baci alla mancanza di argomenti, ci si sentirà infastiditi o spoetizzati dai gesti del nostro nuovo amante. Raccoglieremo una serie di dettagli che nella foga erotica della sera prima non abbiamo fatto a tempo a notare. Dettagli che, sommati all’intensità dell’atto sessuale, decreteranno il protrarsi o la fine della relazione appena iniziata.
Sembra materia di romanzo, invece si tratta di Quando l’amore comincia (Il Mulino, 14 euro) corposo saggio del sociologo francese Jean-Claude Kaufmann, specialista del ramo “emozioni”. Diversamente dall’amorologo di casa nostra, Francesco Alberoni, qui frequentemente evocato, Kaufmann non procede per teorizzazioni: i capitoli, dedicati ai vari momenti del “mattino dopo”, contengono i ricordi di ventitré persone intervistate dallo studioso. Ne risulta che la prima mattina non è più, come in passato, il punto d’arrivo di un rapporto coltivato e che si suppone durerà, bensì un brusco inizio che assume carattere di prova, spesso senza appello, in cui due amanti negoziano abitudini e necessità. Una sperimentazione dell’altro ma anche di sé, della propria adattabilità. “Siamo entrati nell’era della sperimentazione generalizzata”, dice Kaufmann: vogliamo provare cibi e diete e metodi educativi, leggiamo articoli e saggi, e su quella base sperimentiamo. Lo stesso vale per la vita amorosa. Non ci accontentiamo di un unico modello, vogliamo saggiarne molti alla perenne ricerca del più adatto. Ecco allora che il momento del risveglio, la toilette e la colazione, sono il copione interpretato, in una sorta di vociante teatrino, dai vari interpreti del testo di Kaufmann. I personaggi si alternano e sovrappongono episodio dopo episodio, in un accumularsi di insofferenze e piccole strategie. Tutti gli intervistati vivono una sorta di sdoppiamento: da un lato la tenerezza e l’affettuosità che seguono l’erotismo, dall’altro lo straniamento derivante dall’osservare dettagli che in genere creano disagio. “Avevo vergogna del mio corpo, non avevo fiducia in me stessa. Mi dicevo: sono fatta male, non mi amerà più… E’ stato un attimo, mi sono infilata la maglietta, e via… perché non mi vedesse le tette…” dice una ragazza. Siamo dalle parti di Bridget Jones, con lei che si riveste in fretta per non mostrare i propri presunti punti deboli, e lui, invece abbagliato dalla bellezza di quel corpo nudo, che si sente raggelare quando lei indossa la giacca di un orribile pigiama e un paio di “stupide pantofole”. Nulla è trascurato: dal trucco sfatto della sera prima, all’alito pesante di chi ha bevuto (molte di queste prime notti sono conseguenti a feste), a “I misteri della stanza da bagno” (è il titolo di un capitolo), luogo dove spesso si riflette su quello che è accaduto, decidendo come defilarsi o come invece prolungare la storia. Chi si irrita per la troppa luce, chi ha un gatto che dorme sul letto, chi statuette “di monaci Shao-yong o che so io” su una mensola (“Mi sono detta: ma chi cavolo è questo spostato con le sue statue!”): un catalogo di elementi che scatenano l’insofferenza di partner improvvisati ma spesso destinati a durare. C’è persino un capitolo titolato “Si può scoreggiare la prima mattina?”: in realtà quest’interrogativo mal trovato è un pretesto per raccontare l’esigenza, soprattutto maschile, di perseguire un’idealizzata spontaneità. “Il rapporto di coppia all’antica aveva qualcosa di mentalmente riposante; una volta dato l’impulso iniziale, bastava lasciarsi trasportare dal corso logico delle vicende amorose. La prima mattina era solo una fase. Oggi è un abisso di domande,” scrive Kaufmann. Per documentarsi dice di aver cercato nei romanzi descrizioni della prima mattina, senza trovarle. Gli scrittori non usano raccontarla, mentre al cinema è molto rappresentata. Paradossalmente, mentre leggevo il saggio, disturbata dalla confusa frammentarietà delle testimonianze che non mi permettevano di attribuire un carattere e una storia ai soggetti interrogati, immaginavo quanto sarebbe stato più potente e fascinoso leggere una serie di racconti con questo soggetto: il risveglio nel letto di un quasi estraneo, o con un quasi estraneo nel proprio letto.