Camilla Baresani

Sommario

Chi sono i lettori di comedy

Giugno 2005 - con Renato Mannheimer per Magazine - Corriere della Sera - Storie

Un tempo, la narrativa “leggera” per donne era fatta solo di polpettoni sentimentali, di aristocratici che s’incaponivano a sposare ragazze povere, di intrecci pronti a sciogliersi in futuri radiosi e soprusi vendicati se non dalla giustizia umana almeno dal destino.
Oggi tutto è cambiato: al momento di scegliere un libro, molte donne preferiscono svagarsi leggendo pagine di genere ironico, talvolta grottesco, parodie agrodolci della vita quotidiana. Amano, insomma, una sorta di opera buffa in cui individuare i dettagli della propria quotidianità, letture che non procurano una vera e propria evasione, semmai una sorta di sollievo all’insegna del “mal comune mezzo gaudio”.
E’ un genere di narrativa, il comedy, le cui eroine sono donne grassocce, incapaci di cucinare e tener pulita una casa, con lavori frustranti e colleghi perfidi, innamorate di uomini sbagliati, pasticcione, ossessive, disorganizzate. In una parola: tranquillizzanti. Perché hanno tutti i difetti della terra senza che tali difetti precipitino mai nella patologia, e così sembrano dirci: non ti preoccupare, non sei diversa, siamo tutte così. Nei romanzi comedy si è grassottelle e moderatamente cellulitiche: mai obese. Si hanno lavori precari e malpagati, ma alla fine una borsa di Prada, in saldo, ci sta. Si mangia troppo senza essere bulimiche; si beve forte senza essere alcolizzate; si fuma, ma il cancro è solo uno spauracchio che resta fuori dalle pagine. Si va a letto con tizieccaio senza per questo sentirsi né zoccole (non sei tu che vuoi cambiare, è lui che ti cambia) né ninfomani (anche il sesso è sempre qualcosa di comico, magari incentrato sul momento in cui si esce a marcia indietro da una stanza da letto per non mostrare il sederone pallido e tremolante). Si mente a tutto spiano, ma nel momento della verità si dice, appunto, la verità. Che pasticcio Bridget Jones, come il precedente volume della serie, è scritto in forma di diario. Ecco le brevi note con cui ha inizio la pagina del 31 gennaio: “Kg 59, alcolici 6 (2), sigarette 12 (0), calorie 4284(1500), bugie raccontate all’istruttore della palestra 14. Le cifre tra parentesi indicano i dati forniti all’istruttore”. Si tratta in definitiva di piccole trasgressioni che qualsiasi parroco retrogrado perdonerebbe senza nemmeno pensarci su. Inoltre, le protagoniste di questi romanzi sono tipi urbani, da grande città, con lavori di rincalzo in aziende prestigiose. Come dire alla lettrice di provincia: guarda che razza di esistenza sfigata si può fare a Londra, scrivendo sull’Indipendent, vivendo da sola, in un bilocale del semi-centro. E tu che ti lamenti di Sassuolo, e dici quando maimi sono sposata e ho fatto figli… Avresti il sedere grosso come ce l’ha lei, e il grande amore, o il riscatto nel lavoro, non l’avresti trovato né più né meno come lei.
Questi libri, a volerli ben vedere, sono un campionario realistico delle fissazioni, dei problemi e dei pensieri superficiali delle donne: gli uomini potrebbero leggerli per capire con quali fantasmi hanno a che fare. Ma evidentemente questo livello di comprensione dei problemi femminili non li tocca, giacché – come dimostrano le ricerche – i lettori di comedy sono soprattutto donne (l’accentuazione rispetto alla media dei lettori in generale, che già sono soprattutto donne, è addirittura del 6%). Si potrebbe pensare che si tratti di ragazze con un lavoro dagli esiti incerti, senza prospettive di carriere allettanti: invece le ricerche dimostrano che il campione di lettrici più rappresentativo è quello delle casalinghe (+4%), e la fascia più consistente (+8%) ha dai 55 ai 64 anni, seguita dalle 35-44enni (+5%). Sono probabilmente le donne che hanno reagito peggio all’ideale standardizzato di bellezza e successo femminile imposto dalla pubblicità e dalla moda, e questo genere narrativo piuttosto recente è fatto per rappresentarne la frustrazione. E le ragazze? Preferiscono altri generi letterari, hanno magari letto un libro di comedy ma senza sentire il desiderio di andare oltre. A quell’età si è sempre posseduti da una vena di idealismo che fa a pugni col mondo tutto concreto ed evanescente dei problemi delle varie Bridget Jones.
Un dato particolarmente curioso è che le lettrici del genere comedy si sentono in larga misura di centro-sinistra: un elettorato tradizionalmente meno ottimista di quello della coalizione opposta. Le casalinghe di centro-destra preferiscono invece, nell’ambito delle letture leggere, il più tradizionale genere rosa: anziché ridere di sé e delle proprie manchevolezze, di fatto arrendendovisi, scelgono storie la cui protagonista abbia successo nel sesso, nell’amore, nella carriera. “Ecco come mi sento in questo momento – scrive Bridget nel suo diario – : 1 Sola, stanca, spaventata, triste, confusa ed estremamente frustrata a livello sessuale. 2 Brutta, visto che ho i capelli dritti come spaghetti e la faccia gonfia per la stanchezza. 3 Confusa e triste perché non ho idea se a Mark piaccio ancora o no e ho paura di chiederglielo. 4 Stanca di andare a letto e affrontare la vita da sola. 5 Allarmata dallo spaventoso pensiero di non aver fatto sesso da quindici milioni centoventimila secondi”.
No, Daniela Santanché proprio non ce la immaginiamo così. E probabilmente – quel che più conta – nemmeno lei.