Camilla Baresani

Sommario

Storia della ARION PRESS, la casa editrice più esclusiva del mondo

Marzo 2016 - IL Magazine - Sole 24 Ore - Storie

“Pronto, sono Manolo Blahnik, vorrei una copia del Gattopardo”.

“Pronto sono William Kentridge, vorrei una copia delle poesie di Seamus Haney”. “Pronto sono la vedova Jobs, vorrei l’edizione speciale di Moby Dick”.

A questo genere di telefonate non risponde il paradiso dei bibliofili, dove forse riposa Umberto Eco, ma la Arion Press di San Francisco, casa editrice di tale inarrivabile ricercatezza da far impallidire persino il Franco Maria Ricci del tempo che fu. Il nome rimanda al poeta greco Arione tratto in salvo da un mitologico delfino, il cui simbolo divenne poi marchio delle opere stampate a Venezia da Aldo Manuzio. Una vertigine di rimandi letterario-tipografici. I fondatori e proprietari della casa editrice sono Andrew Hoyem – poeta con Allen Ginsberg e Ferlinghetti ai tempi della Beat Generation, oltre che artista e stampatore -, e sua moglie Diana Ketcham – storica dell’architettura e senior editor della Arion. Da quarant’anni producono libri in tirature limitate, usando caratteri d’epoca e macchine da stampa Monotype originali, selezionando carte pregiate, e creando eleganti rilegature eseguite ovviamente a mano: il culmine dell’artigianato conservatore nella capitale mondiale dell’hi tech. Dal punto di vista tecnico, un loro libro equivale a una messa tridentina, una provocazione nel mondo degli ebook e dei volumi blockbuster stampati in Cina. C’è in sovrappiù il versante creativo: “Noi creiamo libri con il mio tocco artistico. Nessuno al mondo fa un lavoro simile,” ci dice Andrew Hoyem. “Non abbiamo concorrenti perché gli altri, a parte uno stampatore in Scozia, la Ivory Press in Spagna e due inglesi molto piccoli, fanno solo cataloghi e riproduzioni. Invece la Arion Press è focalizzata sui ’livre d’artiste’: scegliamo un classico della letteratura, ricerchiamo tra gli artisti contemporanei qualcuno adatto a interpretare il testo e gli commissioniamo le illustrazioni. Ogni nostro libro è diverso dall’altro, perché di volta in volta decidiamo i caratteri, le dimensioni e la forma della copertina che può partecipare creativamente al complesso dell’opera “.

Andrew, camicia bianca impeccabile, farfallino, pantaloni sartoriali e scarpe inglesi nella città delle New Balance e dei bermuda da startupper ciabattoni, ci guida nei locali della Arion Press, un edificio storico di fronte alla baia di San Francisco, nell’ex Presidio militare, ora parco pubblico con edifici e abitazioni affittati a privati. Al piano superiore ci sono uffici, biblioteca, esposizione di stampe, e una grande sala per letture e conferenze, mentre sotto c’è la tipografia con impianti che risalgono anche a 125 anni fa. Ci lavorano ragazzi con look fuori del tempo, che realizzano con piombo e stagno le righe dei caratteri, le impaginano e le stampano su carte speciali (pergamene slovacche, carte artigianali inglesi, l’immancabile Fabriano). Poi, due ragazze con pressa, ago e filo rilegano i libri. Le tirature sono di 300/400 copie e i libri costano dai 500 ai 2000 dollari, eccetto alcune edizioni speciali molto più costose. “Sono partito da un interesse combinato per letteratura e arti visive, e questi due interessi sono confluiti nel fare libri a mano,” dice Andrew. “Il processo della stampa produce un effetto estetico che non può essere duplicato con i metodi moderni. Quando un carattere resta inciso sulla carta, si forma un’ombra o un alone che crea una qualità tridimensionale, persino tattile”.

Durante la nostra prima visita, alla Arion Press stavano finendo di rilegare un’edizione in 400 copie (da 2000 dollari l’una) di Lulu di Frank Wedekind, corredata da 67 illustrazioni di William Kentridge. Il libro è stato pubblicato in coincidenza con il debutto al Metropolitan di New York dell’opera di Alban Berg tratta da Lulu, con regia e scenografie dello stesso Kentridge. Tutti i volumi sono firmati dall’artista sudafricano. Il primo contatto con Kentridge è avvenuto proprio perché aveva chiamato la Arion Press per comprare una delle 300 copie da 1200 dollari  di Stone from Delphi di Seamus Haney, illustrato da Wendy Artin con immagini di statue e architetture classiche greche e romane. Il prossimo 21 aprile, tra l’altro, gli Hoyem saranno a Roma con Kentridge per l’inaugurazione del suo spettacolare “murale ecologico”, risultante dalla pulizia di un tratto di mura del Lungotevere.

Andrew Hoyem ha compiuto ottant’anni pochi mesi fa, lo stesso giorno di Woody Allen e, giacché è uno spirito elegantemente goliardico, sostiene di mandargli da anni un invito per il comune compleanno. Abbiamo passato il capodanno con gli Hoyem, nella loro elegante casa vittoriana (e come poteva essere altrimenti), e nel momento clou della cena, dopo innumerevoli Martini, Andrew, fasciato in uno smoking impeccabile che acquista su un sito di abiti da cameriere, ha dato lettura – in puro stile Woody Allen – di un telegramma di diffida che il grande attore avrebbe mandato allo stampatore-stalker, lettura piena di “stop!” e “schmuk” esilaranti, pezzo di bravura probabilmente molto collaudato che di sicuro manderebbe Woody Allen in sollucchero se mai i due si conoscessero sul serio.

Ogni mattina Andrew Hoyem, lo startupper più chic e forse più âgé della Baia, cammina per venti minuti, da casa alla sede della Arion. All’una prepara un lunch leggero per Diana e per sé nella cucina del grande loft in cui hanno sede la redazione e la biblioteca. Alle 17 si concede un Martini gin non shakerato. Poi, tornato a casa, segue “le disgrazie del mondo nel telegionale della PBS”. La domenica sera si mette in black tie per vedere Downton Abbey insieme a Diana, anche lei in abito da sera. Ha un solo grande cruccio: non possedere il Bodoni originale, che è custodito in Italia. Per il resto, dispone della più grande collezione di caratteri e di macchine tipografiche antiche degli Stati Uniti e, fino a prova contraria, del mondo. Lo Smithsonian, l’istituzione-museo federale incaricata di custodire la memoria americana, ha una dotazione molto inferiore. “Oltre a conservare migliaia di caratteri antichi, siamo la più grande fabbrica di caratteri tipografici di tutta l’America, l’unica davvero funzionante. Li comprano art director, designer e creativi del mondo digitale. Sono alla ricerca di caratteri non ancora assimilati dal loro ecosistema. Le nostre Monotype, che risalgono ai tempi dell’Esposizione Internazionale Panama Pacifico del 1915, sono in piena attività anche se hanno un bisogno continuo di lubrificante. Chi ne possiede qualche altro esemplare, ormai lo utilizza solo per hobby,” dice Andrew mentre ci distraiamo ad aprire i cassetti, più di quattromila, che custodiscono caratteri delle infinite famiglie tipografiche, persino in alfabeto greco o cirillico.

La Arion Press conta su un nucleo di clienti fedeli: sono le più importanti biblioteche universitarie degli Stati Uniti e la British Library, bibliofili sostenitori e curatori di mostre, collezionisti e appassionati d’arte, oltre a ricconi sapienziali e ad alcuni billionaire di recente e tecnologica ricchezza, con pruderie culturali. La signora Jobs, appunto, che fa incetta di tomi raffinati, ma anche un aristocratico romano e vari eccentrici europei, che poi si incontrano ogni tanto in una sorta di Bilderberg del Garamond.

Ogni pubblicazione è un’avventura: per un’edizione delle Città invisibili di Italo Calvino – che si voleva a pagine propriamente invisibili – Andrew ha inventato e costruito una specie di bloc notes magico, con fogli trasparenti e colorati, e girandoli uno sull’altro si vedono i disegni delle città che spariscono poi nella pagina seguente, sommersi nel loro stesso colore. Per tenere insieme quest’edizione aerea, ha studiato una complessa struttura a tubicini di alluminio, che da sola è una scultura.

Uno degli ultimi titoli pubblicati è invece un sontuoso Gattopardo – The Leopard -, e anche in questo caso c’è stata una ricerca oltre i margini dell’ovvio: i Ketcham si sono spinti nei luoghi del romanzo e, con l’aiuto di Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo del principe Tomasi di Lampedusa, hanno rintracciato il fotografo di scena che lavorò sul set del film di Visconti, comprandone l’archivio. Ne è uscito un librone imperdibile, così pieno di immagini vivide che ti sembra di essere accomodato a Donnafugata accanto alla Cardinale, durante la celebre scena del timballo. Un volume degno di figurare sui migliori tavolini bassi – anche con la sua bella imperfezione nel frontespizio, un Lucchino invece di Luchino (Visconti), che forse renderà il tutto ancora più prezioso e collezionabile, tipo Gronchi Rosa.

Il libro dei libri, pubblicato in questi giorni in occasione del quarantesimo compleanno della Arion Press, è la Bibliography, un volume di 308 pagine che descrive nel dettaglio i primi 100 libri stampati. Costa 1000 dollari, ed è stato tirato in 500 copie già quasi esaurite, dal momento che è indispensabile nelle biblioteche di collezionisti e cultori dell’arte tipografica. Considerando la ricchezza di illustrazioni tratte dai 100 volumi, la varietà dei caratteri tipografici, si tratta di un’edizione tutto sommato economica.Bibliography è il Bengodi di chiunque ami i libri: con illustrazioni stupende di artisti come Alex Katz, Jim Dine, John Baldessarri, Kiki Smith, Raymond Pettibon e via elencando, si trovano classici celeberrimi, autori contemporanei riconosciuti e scelte sorprendenti: da Il nostro uomo all’Havana di Graham Green allo sferzante Mrs. Bridge di Evan S. Connel, da La teoria della relatività di Albert Einstein al libretto di Porgy & Bess, da Il caso dell’uomo-lupo di Sigmund Freud (è uno dei libri più belli, con acqueforti e xilografie di Jim Dine) alla Fisiologia del gusto di Anthelme Brillat -Savarin.

La signora Jobs predilige invece l’edizione speciale di Moby Dick, quella che vale 25 mila dollari, naturalmente pagati senza sconti: “No negotiations,” come dice Andrew col suo tipico sorriso sardonico. Anthony Bourdain ha dedicato loro una puntata del suo programma, che “ci ha portato grande notorietà popolare, ma nessun cliente”, mentre due anni fa la PBS ha prodotto un reportage sulla Arion che “ci ha reso definitivamente noti anche a un pubblico più interessato ai libri”. Per prepararsi alla fama che questo nostro articolo gli porterà in Italia, Andrew si miscela un altro Martini.