Camilla Baresani

Sommario

La playlist della giornata

Dicembre 2006 - Il Sole 24 Ore - Domenica - Storie

Sembra sciocco ricordarlo, ma le canzoni sono la forma di induzione emotiva più fenomenale che ci sia. Non importa la lingua, non importa che si capiscano o no le parole: quel che conta è la melodia, sono le voci a stringere il cuore e la mente. Con cinque canzoni nell’iPod si possono accompagnare e riempire le fasi salienti della tipica giornata solitaria di uno scrittore. Io mi sveglierei ogni mattina ascoltando a volume altissimo “Cowgirl in the Sand” di Neil Young, nella lunga versione live (ben 18 minuti) dell’album Road Rock 1, del 2000. Neil Young ha una delle voci più modulate, tenere, sfottenti che sia dato ascoltare. Le chitarre sono lancinanti, e dire che questo pezzo è una “cavalcata elettrica” sa di luogo comune ma è proprio così. La canzone prende di mira una donna orgogliosa e rigida, e, anche per chi non capisca una parola del testo, trasmette tutto quello che di buono serve per iniziare una giornata: energia e tenerezza, senso della sfida.
Poi, ci si mette alla scrivania per lavorare. Alla ricerca di idee e soprattutto di stati d’animo che a quelle idee diano profondità, tono, unicità espressiva. Niente di meglio che farlo ascoltando una canzone struggente ma priva di sbavature sentimentali, interpretata dal “poeta del rock da camera” Leonard Cohen. “In my secret life” (The future, 1992) ha un testo bellissimo, ma anche solo il tono e il titolo sono sufficienti ad apririvi infiniti orizzonti emotivi. Nel frattempo, alla scrivania, la giornata procede, magari in modo inconcludente: non si riesce a scrivere pagine che diano una piena soddisfazione, e non si è nemmeno usciti a prender aria. E’ il momento di “Time waits for no one” (It’s only Rock’n Roll , ‘74), pezzo cantato in modo strepitoso da Mick Jagger; il tema non è nuovo – cogli l’attimo – ma l’insieme è malinconico, perfido e acido nella tipica maniera dei Rolling Stones.
La giornata volge al termine, e soli, davanti alle pagine che non si riempiono, vien voglia di compagnia – una compagnia magari sgangherata e un po’ bevuta. Tocca a “My Friend” di Jimi Hendrix (First Rays of the New Rising Sun, 1997). E’ una canzone con sottofondo da bar, piena di invenzioni sonore, l’accompagnamento del tintinnio dei bicchieri e delle voci distorte degli avventori, con un sapore modernissimo da jam session notturna.
Ed ecco infine la canzone ideale per addormentarsi, perfetta come testo, arrangiamento, ritmo e voci: “Night and Day” di Cole Porter (Ella Fitzgerald sings the Cole Porter song book, 1997): “Like the drip drip drip of the raindrops / When the summer shower is through / So a voice within me keeps repeating / You,You,You // Night and day, you are the one…”