Camilla Baresani

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Milano, Stazione Centrale. Il tappeto del nostro scontento

8 Agosto 2025 - Il Foglio - Storie

Dopo il grande restyling dei primi anni Duemila, chiunque sia passato dalla Stazione Centrale di Milano ha smoccolato per colpa dei famigerati tapis roulant, che hanno reso talmente periglioso il saliscendi dal piano stradale a quello dei binari da essere, di fatto, tapis retardateur. Smantellando le vecchie e comodissime scale mobili degli ingressi laterali – cioè quelli che conducono ai parcheggi di taxi, bici, moto, bus per gli aeroporti -, i progettisti di Grandi Stazioni si erano preposti di mettere a reddito il piano ammezzato della stazione, affittando ad attività commerciali gli spazi fino a quel momento inutilizzati. Ma nessun essere umano che scenda carico di bagagli da un treno con la fretta di raggiungere casa/albergo/lavoro, oppure che corra al binario dove sta partendo il suo treno può aver voglia di ciondolare nell’ammezzato. Ecco allora l’efferata ideona: via le scale mobili dirette dal piano terra al piano binari, sostituite da zigzaganti nastri trasportatori che costringono i malcapitati viaggiatori a camminare lungo i negozi dell’ammezzato. Ne consegue che da quasi vent’anni vediamo poveretti (di cui facciamo parte) trascinare micidiali bagagli arrampicandosi lungo lo scalone centrale che salta l’ammezzato, pur di non perdere il treno o il bus o trovarsi con una coda folle ai taxi. Ora giunge la notizia insperata: finalmente la stazione tornerà a dare ai circa 100 milioni di passeggeri annui che salgono e scendono dai 600 treni giornalieri, ai borseggiatori, alle forze dell’ordine, agli homeless, la possibilità di tornare a spostarsi tramite 16 nuove scale mobili che dovrebbero essere pronte entro l’inverno 2026. Così almeno dicono i comunicati di Grandi Stazioni Retail. Speriamo bene. Il colosso in stile “assiro milanese”, lo ricordiamo, venne inaugurato nel 1931con i suoi arzigogolati ornamenti Liberty e Art Déco. L’architetto Ulisse Stacchini, tra l’altro anche autore del progetto dello stadio Meazza, progettò quello che oggi ci pare un incrocio tra Babilonia e Gotham city stipandolo di bassorilievi, erme, mosaici, atleti nudi tipo Foro Italico, garguglie, cavalli nevrili dalle froge dilatate, scudi sabaudi, oltre a giganteschi lampadari, arcate in acciaio, un Padiglione Reale, corridoi, passaggi segreti e significativi richiami al fascismo – in seguito accuratamente cancellati. Mentre Stacchini riposa al Monumentale, altri progetti fanno sperare che la stazione riprenda vita in tutta la sua maestosità. C’è il progetto Dropcity dell’architetto Andrea Caputo che, in ritardo di qualche anno, pare avvicinarsi alla meta. Riqualifica i Magazzini Raccordati – 28 tunnel e oltre cento vani sparsi in un’area di 40mila metri quadrati sotto i binari della stazione -, trasformandoli in spazi dedicati ad architettura e design: gallerie espositive, postazioni di lavoro, biblioteche, materioteche, laboratori di prototipazione avanzata dove un tempo c’erano depositi di grossisti e commercianti, stoccaggio di merci, poi anche botteghe di commercio al dettaglio; in seguito divenuti luoghi di spaccio, di abbandono, di perdizioni e trasgressioni e accumulo di disperati senza casa, poi vuoti dal 2000, se non si considerano le recenti accensioni durante la Milano Design Week.