Camilla Baresani

Sommario

LANFRANCO CIRILLO – Citofonare Putin

Settembre 2023 - Il Foglio - Interviste

“Ho lavorato per 44 miliardari russi della lista di Forbes. E dire che non accettavo qualunque cliente, sia pur molto ricco. Perché il mio marchio di fabbrica in Russia è divenuto garanzia di affidabilità. Ormai lo sapevano tutti che se dicevo che avrei messo i lapislazzuli nel bagno, o l’onice egiziano giallo, o ancora l’Azul cielo, avrei messo esattamente quello e non mi sarei mai abbassato a usare materiali di ripiego per lucrare un guadagno. Mi muovevo in un mondo di uomini e donne spesso molto strani, a volte imperscrutabili, altre volte pronti a tutto. Perciò sono stato costretto a industriarmi e a fare mille percorsi a zig zag per cercare di tenere lontani i personaggi meno raccomandabili”. 

La voce è quella di Lanfranco Cirillo, la penna è di Fiammetta Cucurnia, il libro da cui traiamo le citazioni è “L’architetto di Putin” (Piemme edizioni). È la storia autobiografica di un avventuroso rappresentante di mobili che, dopo aver testato per due anni le immani possibilità di lavoro offerte dalla Russia di Putin, nel ’95 si trasferisce da Brescia a Mosca, alla guida di una Mitsubishi Pajero carica di taniche di benzina che lo supportino lungo la sua anabasi. Dunque, Cirillo apre un ufficio di rappresentanza e si butta ad arredare con mobili italiani le case dei “Nuovi russi”, la nascente borghesia post URSS che diffida delle banche e spende in dollari: depredati da due riforme monetarie che ne hanno azzerato i risparmi (nel ’91 e nel ’93), i russi evitano di depositare i guadagni e si fidano solo dei contanti. Un decennio tumultuoso, in cui Mosca sembra la Chicago degli anni Trenta: tutti girano armati, si susseguono regolamenti di conti e salvare la pelle è un’impresa che riesce solo ai più scaltri, tra cui il prode bresciano che, dotato di guardie del corpo, impazza nel gotha dei cantieri post sovietici. Sono gli anni in cui i russi diventano proprietari di casa e sperimentano una nuova forma di ebbrezza, quella edilizia. Dilaga la moda dell’euroremont, la ristrutturazione di foggia europea, e a Mosca fanno affari soprattutto progettisti e venditori turchi e ungheresi. Cirillo sogna in grande: “Volevo diventare il nuovo Rastrelli, l’architetto italiano che costruì Pietroburgo. Era il mio chiodo fisso”. Nel libro racconta che nel 1980 aveva mollato gli studi di architettura a Ca’ Foscari per andare a insegnare matematica in Libia, dove bastava il diploma di liceo scientifico. Ma come, lei sognava di diventare un celebre architetto pur senza una laurea?, gli chiediamo via Zoom. Cirillo è in casa a Mosca, al 51esimo piano di un suo edificio, dove nei giorni scorsi sono passati (al 20esimo) i droni ucraini, che lui definisce “droni psicologici”. Ci risponde che si è laureato in Russia, immaginiamo tramite una Pegaso locale, dato che in tutto il daffare di questi 30 anni, in cui ha pure preso licenza di pilota di aerei e di elicotteri, è diventato velista, esploratore artico, benefattore africano contro il disboscamento, vignaiolo in Crimea, non si capisce quando avrebbe avuto il tempo di frequentare un’università. Nel corso dei Novanta, Cirillo scopre pure le sorti progressive dell’Uzbekistan (e ricava 150 milioni al mese solo di provvigioni), rimanendo sedotto dalla bellezza dell’Asia Centrale, con aneddoti anche molto divertenti, tipo un attacco di dissenteria durante un matrimonio a Samarcanda, sotto un tendone a 60 gradi, dopo essere stato ingozzato di montoni, cavalli, aglio, pesce secco, vodka…

Mentre il business decolla, Cirillo, che ormai si esprime in russo fluente, assume decine di architetti georgiani e si butta nelle vendite e progettazioni. Stupendi i dettagli raccontati nel libro: per esempio il riccone che vuole un telecomando che fa roteare il guardaroba per proporre cravatte, vestiti e accessori dai colori accordati, e un altro che porge orologi adatti all’outfit. O la maliarda che pretende di stare nuda in piscina col suo toy boy controllando, attraverso le vetrate della dacia, cosa fanno gli ospiti in salotto. Al contempo, la medesima vetrata non deve lasciar vedere a chi sta sul divano cosa accade in piscina. E poi i clienti che bramano antiquariato, però non autentico (“‘No, quel mobile si porta dietro il suo karma, magari avrà visto qualcuno morire, influirà negativamente sulla casa’. Dunque, mobili antichi no, ma riproduzioni moderne di oggetti molto classici, sì. Mobilio pesantissimo: Impero, Luigi XIV, Luigi XV”). 

Poco dopo il fatidico 2000 la Russia cambia. La stabilità sociale porta benessere, ordine, pulizia: “Il clan dei miliardari russi aveva ormai un solo desiderio: essere accettati in Europa, negli Usa, nel nostro mondo, da pari a pari. Come i miliardari inglesi o americani. Avere una casa da 200 milioni sul lago di Ginevra per loro significava essere accettati nella comunità dei ricchi ginevrini non come parvenu. Le persone si stavano abituando ad andare tutti i weekend in Svizzera, in Italia o in Costa Azzurra o Costa Smeralda, a prendere l’aereo privato per andare a cena a Londra, perché magari avevano un invito al castello di Windsor…”. Ed ecco Cirillo costretto dai suoi impegnativi clienti a progettare case lussuose nelle località più alla moda del mondo occidentale. Cirillo fattura a più non posso, ma si allontana malvolentieri dalla Russia per seguire i capricci dei suoi clienti perché dalla Siberia alla Crimea ha 200 cantieri aperti, 100 architetti in studio, 1000 persone al lavoro nei cantieri, 10mila metri quadri di magazzini, 280 mezzi meccanici. Nel frattempo, dopo quindici anni a Mosca, ottiene da Putin (cui è devoto) la cittadinanza onoraria, primo occidentale ad averla. 

Ma l’avvicinamento della Russia alla vita e alle regole occidentali improvvisamente si interrompe: “Dopo il 2014 il mondo ha fatto dietrofont”, dice Cirillo. Con l’annessione della Crimea e l’occupazione di parte del Donetsk e Luhansk iniziano i problemi: le sanzioni, l’espulsione dal G8, il crollo della reputazione russa. Da prudente sconosciuto, Cirillo diventa noto per aver progettato e costruito la magione/reggia di Gelendžik, sul Mar Nero, “quella del famoso scoop di Aleksej Naval’nyj che, mio malgrado, mi ha costretto a uscire dall’anonimato; no, quella no, non appartiene a Putin”. Nel frattempo, l’adorata figlia Elisabetta, che voleva fare la scrittrice e viveva a New York si ammala di cancro. Muore nel 2019, dopo aver sposato in articulo mortis il fidanzato, figlio dell’ex ambasciatore italiano in Russia. Gli anni in cui Cirillo, per curare la figlia, torna più spesso in Italia nella casa della moglie, sono quelli che gli verranno contestati nell’inchiesta monstre in cui viene accusato dalla Procura di Brescia di esterovestizione e autoriciclaggio. Mandato di cattura con Red Notice dell’Interpol, come Osama Bin Laden e Matteo Messina Denaro. Lui si difende dicendo che è russo, che tutto il suo lavoro e la sua vita si svolgono da 30 anni in quel Paese, che ha due figli russi, che paga le tasse in Russia. Quest’anno, quando voleva tornare in Italia per difendersi, lo hanno bloccato in aeroporto perché con mandato Interpol e passaporto russo ci vuole una richiesta di estradizione. Quindi rimane là, nei suoi agi e con i suoi figli. Plotoni di prestigiosi avvocati italiani sono al lavoro per smontare l’inchiesta e sbloccare la situazione. Spettacolare (e inquietante) la scena della perquisizione a casa della moglie italiana: “La casa di mia moglie è grande e nella sala da pranzo c’è un tavolo che può accogliere, comodamente sedute, dieci o anche quindici persone: quel giorno vi si accomodarono oltre trenta finanzieri, tecnici esperti o pseudoesperti di computer, d’arte, di tappeti, di gioielli, di vini, di mobili antichi e antiquariato, e a un certo punto arrivarono perfino alcune persone che dissero di essere esperti di borse. Ah, le borse di mia moglie e di mia figlia… In mattinata, poi, arrivarono due agenti in divisa con i cani che passarono di stanza in stanza, spiegando che quei magnifici animali erano addestrati per la ricerca di banconote nascoste”. 

Il libro, ve lo consigliamo. A parte gli ultimi due capitoli che riportano opinioni fastidiose per chi come noi sostiene le ragioni dell’Ucraina, tutto il resto è gustosissimo romanzo immobiliare, descrizione sociale di un Paese che ci ha sempre affascinato, e storia di un’irripetibile avventura imprenditoriale.