Camilla Baresani

Sommario

VICTOIRE DE CASTELLANE

Ottobre 2016 - Io Donna - Corriere della Sera - Interviste
Negli anni ’60 e ’70, il tipico sogno di realizzazione femminile era quello di aprire una boutique. Negli anni ’80, andò di moda fare le “pierre” – un mestiere in cui certe signore benestanti mettevano a frutto buone maniere e rete di amicizie. Finita anche quell’epoca, il nuovo lavoro dei sogni è quello di designer di gioielli (e bijoux): appaga la creatività e il gusto femminile per gli accessori. In questo campo, Victoire de Castellane è la numero uno, la creatrice dei gioielli più spettacolari e sontuosi che si possano immaginare. Dal 1998 è direttore creativo del reparto di alta gioielleria della Maison Dior. Suo l’anello “Coeur romantique” della serie “La fiancée du vampire”, che il goffo Sarkozy regalò alla non-ancora-ex-moglieCécilia, e pochi mesi dopo alla non-ancora-moglie Carla Bruni. Suoi soprattutto i gioielli più giocosi e lisergici, sogno da marajà e da bambina fantasiosa, ispirati a rose, fiori carnivori, animali, pupazzi, vanitas… con pietre enormi e dettagli di couture fin nelle parti invisibili.

Victoire, sa che molte donne vorrebbero fare il suo lavoro?

Vero! Capita perché i gioielli si sono trasformati: prima erano tradizionali e pieni di cliché, ora sono diventati creativi. E poi il mondo della gioielleria si è democratizzato, tutti hanno almeno un ciondolo, ma lo vorrebbero un po’ diverso. Anche io ho iniziato così, da bambina, trasformando un paio di orecchini regalatimi da mia madre, e poi facendo fondere le medaglie di un braccialetto.

Quale tipo di gioiello preferisce portare?

Un anello. Mani e polso sono la prima cosa che si guarda in una persona. Mi piacciono molto anche i grandi braccialetti.

Ci sono gioielli inadatti a certe età, per esempio a una donna che invecchia?

No, sarebbe troppo triste. Bisogna fregarsene, se una donna ha carattere è chic anche piena di gioielli: pensi a Louise Bourgeois. L’unica cosa è non portare orecchini se i buchi nei lobi sono diventati troppo lunghi. I vestiti e il make up possono essere più ridicoli dei gioielli.

Victorie de Castellane indossa una camicia bianca e uno scamiciato blu con piccoli volant, di Azzedine Alaïa. Uno stile da educanda sexy, completato da sandali con zeppa, occhiali con montatura nera da nerd, poco trucco, smalto melanzana sulle unghie dei piedi. Non porta gioielli, a parte un anello molto semplice, che non toglie da un anno. È della collezione “Bois de Rose”, in oro bianco con pavé di diamanti. “Ricorda il ramo di una rosa, mi fa pensare a qualcosa di romantico”. Victoire è allegra, giocosa, molto gentile. Il suo studio, nella maison Dior, pare una stanza dei giochi. Pupazzetti, palle di neve, oggetti colorati: il mondo fantastico che poi ispira le sue creazioni, che hanno rivoluzionato il mondo dei gioielli. La novità è stata principalmente quella di accostare pietre dure alle pietre preziose, e dare al mondo dei gioielli  forme e dimensioni che un tempo erano proprie della bigiotteria. Famosi i cocktail ring di Victoire, così grandi che coprono parte della mano.

Quale pietra preferisce?

L’opale, in cui si ritrovano tutti i colori e i riflessi del mondo. Ma amo molto anche i quarzi.

Secondo lei un uomo può portare i gioielli?

Può essere ridicolo o attraente, dipende dalla sua personalità. Ma i gioielli su un uomo erano più adatti in passato, quando i maschi indossavano vestiti molto sofisticati.

Cosa non le piace, in gioielleria?

I gioielli che invecchiano la donna, quelli seriosi e quelli che non sono di buona qualità. E non mi piacciono gli orecchini con le clip: fanno “dame” , non sono sexy. Il bello dell’orecchino è che il gioiello entra nel buco del lobo e dunque fa parte della tua persona. E poi detesto le tendenze, l’idea stessa che ne esistano.

Quale oro preferisce?

Mi piacciono tutti i colori dell’oro, e faccio gioielli laccati per aggiungere quei colori che mancano.

Molti suoi pezzi unici vengono acquistati da collezionisti. Li tengono in cassaforte?

Per fortuna ormai sono sempre più spesso le donne ad acquistare gioielli, anche quelli molto importanti. Quindi non riescono a nasconderli in una cassetta di sicurezza: li portano e quando non lo fanno li espongono. Per questo ho creato un supporto che trasforma il gioiello in opera d’arte.

Pensa che i gioielli si possano mischiare o è meglio evitare l’accumulo?

Quando si  veste di nero, stanno bene gli orecchini, oppure un grande anello.  Ma si può anche mettere tutto: dipende dal tuo personaggio.

Lei usa anche i gioielli di famiglia?

Certo. È un modo per ricordare e non perdere le proprie radici.

I giocattoli dei suoi quattro figli sono stati fonte di ispirazione?

Sì, soprattutto i cartoni animati e i libri con le illustrazioni naïve. Penso che i gioielli non debbano essere noiosi, istituzionali: non voglio far ridere, ma sorridere sì.

Non porta l’orologio. È contraria?

No, ne ho persino disegnati. Ma a me basta il telefono. L’ora la leggo lì.

Come riesce a conciliare quattro figli, un marito (è l’art director Thomas Lenthal), e un lavoro così impegnativo?

Sono iperattiva. E forse anche pazza. Ma questo bisognerebbe chiederlo al mio psicoanalista!