Camilla Baresani

Sommario

VANESSA INCONTRADA – Io sono libera

Ottobre 2023 - Grazia - Interviste

Come ha spiegato Chamath Palihapitiya, uno dei fondatori di Facebook e Instagram, l’algoritmo di questi due social è stato creato pensando di monetizzare il sentimento più diffuso del mondo, l’invidia. Se questo è vero, significa che Vanessa Incontrada, con i suoi due milioni e mezzo di seguaci, è particolarmenteinvidiata. La notizia positiva è che questa splendida donna solare rappresenta per molti di noi il modo in cui vorremmo essere, cioè desiderabile e al contempo spontanea. Le foto che pubblica sono naturali, non vi si vede quel retroscena di falsificante lavorio teso a mostrarsi nella migliore luce, nei migliori luoghi, nella più donante delle posizioni.

Vanessa non vuole ammannirci un’esistenza “carina”, ma la vita normale in cui noi, femmine e maschi ci riconosciamo. L’estate al mare (a Follonica, dove vive), la famiglia, le lentiggini, i sorrisi non posati, gli amati cani. Assomiglia sempre a sé stessa, che si trovi sul palco o sotto gli olivi nel giardino di casa.

Questa fedeltà al proprio carattere e ai propri gusti si rispecchia nella fedeltà ai programmi televisivi. Vanessa ha da poco condotto per la dodicesima volta i Tim Music Awards, con Carlo Conti, in diretta su Rai1. Per il terzo anno conduce Striscia La Notizia con Alessandro Siani. E a ottobre ripartirà Zelig, ancora una volta lei e Claudio Bisio: la nona.

Lei è davvero una donna di spettacolo poco inquieta, fedele ai suoi programmi e ai co-conduttori? 

Va detto che i programmi televisivi creano affezione nel pubblico, ben più di quanto accada al cinema o a teatro. La gente ti considera di famiglia. A volte mi viene voglia di cambiare qualcosa – le faccio un esempio, ora mi sono tagliata i capelli – e già so che qualcuno avrà da ridire, come se non accettasse il cambiamento perché mi sente sua. Io poi sono costante perché scelgo solo cose che mi piacciono. Zelig è stato casa mia per tanti anni e quando, dopo uno stop, ci è stato riproposto, oltre allo spettacolo che è piacevole e magico, c’è stato che Claudio e io avevamo proprio voglia di stare nuovamente insieme. Riguardo a Striscia, non avevo mai fatto un programma quotidiano e ho scoperto che mi piace molto. Antonio Ricci, il suo creatore, vi ha formato una famiglia di cui lui è la chioccia: infatti le persone che ci lavorano sono lì da venti, venticinque anni e quando arriva una persona nuova l’accolgono e la proteggono. Poi, con Alessandro Siani c’è un rapporto molto sano, spontaneo. Sono fedele al pubblico, al programma, al conduttore perché le cose che sto facendo ho sempre voglia di farle.

Però ci saranno state incomprensioni o battibecchi con i suoi partner di conduzione.

Sono stata fortunata, io non ho mai litigato con nessun collega televisivo o cinematografico, ho sempre trovato una complicità. Con alcuni lego, con altri finito il lavoro smetto di sentirmi, ma con Claudio Bisio, Carlo Conti, Giorgio Panariello e Alessandro Siani si è creato un rapporto di forte affetto: mai un malumore, mai un imbarazzo.

Come è organizzata la sua vita quando non lavora?

Abito a Follonica, in collina. La mia casa guarda il mare, è circondata dagli olivi e da un bosco. Quest’anno ho voluto prendermi 4 mesi interi senza lavoro per godere di quella quotidianità che mi mancava da anni. In casa ci sono mio figlio Isal, che ha 15 anni, i cani – il barboncino Gina, e due golden retriever, Zelig e Tokio -, e Gisella che vive con noi da quando è nato Isal e gestisce tutto: la famiglia e la casa.

Come mai in Italia ha scelto di vivere proprio a Follonica?

Sono nata a Barcellona, ma quando avevo 6 anni ci siamo trasferiti a Follonica, dove ho fatto tutte le elementari. Poi i miei genitori sono tornati a Barcellona, dove ho fatto le medie e lo scientifico. Ma a 16 anni avevo già iniziato a lavorare nella moda. Un mestiere che mi dava l’opportunità di viaggiare e vivere tante città e culture diverse. Però Follonica mi era rimasta nel cuore.

Suo padre è italiano e le parlava in italiano, sua madre spagnola. Lei quale identità sente più forte?

È una domanda che mi fanno tutti. Mi sento italo spagnola, ho entrambi i passaporti e non intendo rinunciare a nessuno dei due. Quando rivedo le prime puntate di Zelig, mi da sorridere il mio accento di allora, molto spagnolo, però devo dire anche che un po’ ci giocavo, amplificandolo.

Mi racconti dei suoi genitori, da che tipo di famiglia viene?

Mia madre, di Barcellona, una donna veramente forte, che ha fatto moltissimi lavori. E mio padre, romano di borgata, un uomo iper liberale, aperto, che amava viaggiare ed è stato molto presente nella mia infanzia. Si sono separati quando avevo 12 anni. 

Come si erano conosciuti?

Mamma era in vacanza con le amiche, a Roma. Lui aveva una bancarellina di bigiotteria in Piazza Navona. Si sono conosciuti lì, si sono innamorati e papà si è trasferito a Barcellona.

Che lavoro facevano?

Pupazzi di pezza. Li vendevano in giro per i mercati. Proprio per questo ci eravamo trasferiti in Italia, perché mio padre con un suo caro amico di Follonica aveva fondato una azienda che produceva pupazzi, e mamma aveva iniziato a lavorare con lui. Poi, quando siamo tornati a Barcellona mio padre ha continuato a fare l’artigiano e vendere nei mercati e nelle fiere, mentre mia madre ha lavorato come assicuratrice, poi abbiamo avuto un ristorante a Barcellona, e adesso lei si dedica a fare quello che ha sempre sognato. Sta scrivendo un romanzo. In passato ne avevamo scritti due insieme. 

In pratica è come se si rovesciassero i ruoli. Lei ha accompagnato sua mamma per due libri e poi le ha dato la libertà, l’ha lasciata fare da sola.

Sì, un po’ è così. È stata un’esperienza meravigliosa, perché ho avuto modo di venire a sapere tante cose di mia mamma, magari anche lei di me, ma di solito una madre conosce quasi tutto del figlio. Ci abbiamo messo 2 anni con il primo libro, Insegnami a volare: un’esperienza che mi porterò sempre nel cuore. Ci sono molte storie della famiglia patriarcale in cui lei è cresciuta: ho scoperto la sua fragilità, la forza, l’intelligenza, la positività… Abbiamo anche avuto qualche discussione, è stato un lavoro lungo e impegnativo. Il secondo libro è più romanzato, una storia inventata: Le bugie uccidono. Ora lei sta scrivendo questo romanzo tutto suo, in spagnolo.

Ha già un editore?

Mia sorella Alice e suo marito a Barcellona hanno un’importante casa editrice, la Blackie Books. Spero proprio che siano loro a pubblicarla. Il suo romanzo deve restare in famiglia! 

Suo padre e tua madre vanno d’accordo?

Passati gli attriti della separazione adesso va tutto bene. Mia madre è tornata a vivere a Barcellona, mio padre abita a Follonica. Quando lei viene a trovarmi mangiano tutti e due da me. C’è complicità e ironia tra loro, un linguaggio e un modo specifico che mi fa ridere. Mi piace vederli insieme. Poi, di fatto, io e mia sorella ci siamo suddivise i genitori: in Spagna lei si occupa di mamma, in Italia io di papà.

Quando si sono separati ha preso parte per l’uno o per l’altra?

Avevo 12 anni e solo più tardi, quando ero più grande ho preso consapevolezza degli errori che ha fatto mio padre, e poi anche di quelli di mia madre, e ho capito come era andata. Ma al momento della separazione non ho parteggiato per nessuno, non sapevo nemmeno bene quali fossero i retroscena. Poi, crescendo, mi sono confrontata con loro e ho capito perché capita che due persone non possano o non vogliano più stare insieme. Ma non ho mai puntato il dito… Forse, mi sono solo un po’ arrabbiata con mio padre perché era tornato a vivere in Italia e l’ho vissuto poco nel periodo della mia adolescenza. 

Lei è sempre stata così spontanea e simpatica o sono modi che ha costruito lavorando in televisione?

Il mio carattere non è cambiato. Mi sono sempre presa in giro, non drammatizzavo. E non sono ambiziosa: mi impegno, amo fare quello che faccio, lavoro con il cuore. Ma non mi lascio prendere dalla disperazione se una cosa non funziona, non soffro di ansia da prestazione. Vivo il presente, ho imparato dal mio passato, ma il futuro lo guardo senza preoccupazioni e angoscia. 

Si è preparata un piano B, se un giorno non le andasse più di fare la conduttrice e l’attrice? Magari aprire un ristorante, o diventare albergatrice…

Un ristorante l’ho già aperto ed è un’esperienza che non farò mai più perché è stato bello ma troppo impegnativo. Quando ero adolescente volevo fare l’interior designer, mi piace rendere belle le case, però oggi vivo alla giornata, non penso a quello che farò. Sono troppo impegnata nel presente.

Poco più di un anno fa, Giorgia Meloni tenne un veemente comizio inneggiando a Dio, patria e famiglia sul palco della manifestazione del partito Vox, in Spagna. Idee peraltro ribadite in un recente intervento a Budapest accanto all’amico Viktor Orbán. Lei, allora, ne criticò i contenuti, se ne disse spaventata. Poi ci sono state le elezioni e ora Giorgia Meloni è premier. Le fa ancora impressione? 

Sono sempre dello stesso parere, non concordo con le sue idee e non seguo la sua ideologia. Rispetto il lavoro che sta facendo: governare è difficilissimo, non si cambia un Paese in breve, e l’Italia è un paese complicato. Ma il partito Vox, di cui Meloni è alleata, è preoccupante. Sapere che la gente vota Vox, mi fa porre tante domande: è un’estrema destra che mi terrorizza.

Lei è notoriamente liberale e vicina alle donne. Ha condannato più volte il lassismo sulle molestie. Cosa pensa della gravidanza per altri, il cosiddetto utero in affitto? 

È un argomento che andrebbe esaminato caso per caso, coppia per coppia. Ci sono situazioni che mi vedono favorevole altre che sono estreme. Mi ha turbata il caso di Ana Obregon, una presentatrice e attrice spagnola il cui unico figlio è morto di cancro a 27 anni. Lei aveva fatto congelare lo sperma e tramite una donatrice di ovulo e la maternità surrogata è tornata da Miami con una figlia/nipote. Questo mi ha lasciato interdetta, ma penso che ognuno debba avere la libertà di scegliere.