Camilla Baresani

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LANA KOS e “La Traviata”

Giugno 2013 - Io Donna - Corriere della Sera - Interviste

Memorizzate il suo bel nome, da diva anni Cinquanta: Lana Kos. Sa di Hollywood e Dodecanneso, sa di esistenza sregolata e peccaminosa. Invece la vita di Lana Kos, ventottenne soprano con estensione vocale di tre ottave, è all’insegna del rigore, un po’ come quella degli atleti: lo studio, le prove, la cura di sé, i fan, le rappresentazioni, la vita come eterna tournée planetaria.

Il talento vocale di Lana, supportato da rigore e impegno, le offre adesso l’occasione più prestigiosa della sua carriera, che la condurrà ad altri importanti traguardi. Dopo aver interpretato la Violetta della Traviata in tanti teatri, Lana è stata scelta per una serie di rappresentazioni speciali. All’Arena di Verona è l’anno del Festival del Centenario, che, ricorrenza nella ricorrenza, coinciderà con la centesima rappresentazione della Traviata. L’allestimento è quello memorabile di Hugo de Ana, che inaugurò il Festival del 2011, e la direzione è affidata al maestro Andrea Battistoni. Per quattro date (22 e 28/6, 5/7, 2/ 8), Lana Kos sarà la vezzosa e sfortunata cortigiana, destinata a morire di tisi proprio quando l’amore sta per trionfare. Durante le prove, Lana esibisce una voce così potente che ti chiedi come possa uscire, anziché dal soprano-balena della tradizione, da una ragazza snella che si muove con la grazia di chi ha studiato danza. Più tardi, dopo aver risistemato il trucco che a me pareva già perfetto, Lana mi parla della sua vita, che sinora è stata terribile e splendida. Nata nella cittadina barocca di Varaždin, ha vissuto da bambina la tragedia della guerra d’indipendenza dalla Serbia. Il padre, che alla nascita non l’ha riconosciuta, si è fatto vivo con lei solo quando è diventata famosa: la prima volta in occasione del debutto, quando Lana aveva diciassette anni, e la seconda qualche mese fa, via Skype. Va detto che Lana, in Croazia, è più che una diva, è “la bambina favorita del Paese”, come dice il suo fidanzato, il regista lirico Giancarlo Del Monaco, settantenne, figlio del celebre tenore. “È il mio critico più attento, mi controlla, sa tutto”, dice Lana, che in lui ha evidentemente trovato non solo il futuro marito (vogliono sposarsi, e per Del Monaco sarebbe la quarta volta), ma anche un manager, un padre, una memoria storica della lirica mondiale. Il Presidente della Croazia è un fan di Lana, la invita a palazzo “e guardiamo i brani d’opera su youtube”; ha persino scritto delle canzoni per lei. La vita di Lana è stata di quelle che, come dice lei, “se non ti ammazza ti fa forte”. A vent’anni, all’inizio della carriera, è rimasta incinta e ha deciso di tenersi il figlio, nonostante le avessero detto che sarebbe nato con la sindrome di Down (cosa che poi non è avvenuta). Come già suo padre, anche il padre del piccolo Adam si è subito dissolto nel nulla, e Lana si è trovata ad affrontare i primi decisivi anni della carriera da sola, e con il bimbo piccolo, a Monaco di Baviera, dove era stata ingaggiata per le nuove produzioni della Bayerische Staatsoper.

Lana suona il piano, è poliglotta, ha una passione per i vestiti, e i bravi parrucchieri (“A casa non ho nemmeno lo shampoo”). Si concede pochi eccessi gastronomici (“La mia maestra russa mi disse che un cantante canta così come mangia”), e quando le chiedo cosa canta sotto la doccia, risponde: “Canto le parti che non mi offrono, quelle che non sono nelle mie corde”. Ma poi confessa una passione per la musica gitana, e racconta delle feste che di tanto in tanto dà nella suo attico di Zagabria, dove si suona e si ballacantando Oci ciornie fino al mattino.