Camilla Baresani

Sommario

GIANRICO CAROFIGLIO

Settembre 2011 - Sette - Corriere della Sera - Interviste
Com’è fatto uno scrittore che sinora ha venduto quattro milioni di copie in tutto il mondo, di cui tre in Italia? È un cuor contento, uno stralunato, un uomo carico di tormenti che pensa solo al crimine? Piena di curiosità, per esaminare cosa contiene, ho provato a scassinare Gianrico Carofiglio, lo scrittore, l’inventore del legal thriller all’italiana, il magistrato, il senatore del PD.
L’ispezione è stata interrotta – questo va detto – da continui squilli di telefono. Buona parte dei giornalisti italiani e di quelli anglosassoni voleva strappargli un commento, una partecipazione televisiva, un articolo sulla notizia del momento: l’assoluzione di Amanda Knox e di Raffaele Sollecito. A sentenza ancora calda, la risposta di Carofiglio è stata uguale per tutti: “Non parlo dei processi degli altri. Non ho l’abitudine di commentare le sentenze”.
D’altronde, lo scrittore, reduce da un tour di presentazioni al pubblico americano e inglese del suo penultimo romanzo Le perfezioni provvisorie, era già allenato a questo genere di domande insistenti. Giornalisti e lettori anglosassoni, uniti da una spasmodica curiosità sul giallo dell’omicidio di Meredith Kercher, a pochi giorni dalla sentenza vedevano in Carofiglio l’uomo che potesse spiegare e dare ragione dei meccanismi e dei fallimenti della giustizia italiana.
Ma torniamo al suo contenuto. Per arrivare preparata al momento dell’apertura dello scrittore-forziere, ho letto in anteprima il suo nuovo romanzo, Il silenzio dell’onda (Rizzoli, in libreria dal 19 ottobre). Una storia che contiene molte altre storie, e quell’insieme di vicende si appallottola e fila via a tutta velocità, debellando le distrazioni e le noie di cui soffrono i lettori. Stavolta non si tratta di un legal thriller, benché nel plot non manchino scene d’azione e trucchi investigativi, nonché varie indagini, che però sono anzitutto ricerche di se stessi e delle proprie radici, tentativi di tornare in sé e superare l’ingorgo di incidenti che ha inceppato le vite dei protagonisti. Roberto, ex agente sotto copertura, con una carriera che dai Carabinieri l’ha portato sino alla DEA; Emma, ex attrice che si sente responsabile della morte del padre di suo figlio; e Giacomo, il bambino sognatore cui manca il padre – proprio come a Roberto. In mezzo a questi personaggi c’è la figura di uno psicanalista, su cui si riversano le tante storie di cui è costruito il romanzo. Una trama che ha tutti gli ingredienti per soddisfare anche quei lettori – ormai pochi, per la verità – che non sono solo consumatori compulsivi di gialli.
Ma eccovi l’elenco di cosa ho trovato rovistando all’interno di Carofiglio, durante una giornata passata con lui nel suo ufficio al Senato, poi a pranzo sulla terrazza di un albergo romano, infine lungo le stradine attorno al Pantheon.
Orgoglio: molto. Quello più immediato è per il successo della tournée americana e inglese. Niente sedie vuote e nemmeno posti in piedi. Un pienone, in tutte le città. Soprattutto, nella presentazione di Chicago, Carofiglio ha ricevuto la visita-omaggio di Scott Turow, mentre nella tappa di San Francisco si è presentato Martin Cruz Smith. Un po’ come se Francesco De Gregori, in tournée in America, ricevesse la visita di Bob Dylan e Neil Young. A parte quello dell’ultima ora, dentro Carofiglio ho poi trovato tracce di orgoglio di un’altra specie, più sedimentata. È fiero di essere cintura nera di karate – “ho vinto due campionati italiani” – e di avere una discreta abilità da giocoliere – si allena con palle e clavette e cerchi, nei tempi morti, nel suo ufficio al Senato. Infine è orgoglioso di avere moltissime lettrici donne, cosa non scontata per uno scrittore diventato famoso coi gialli.
Soldi: parecchi, stando al numero di copie vendute e ai film e serial tratti dai suoi libri, di cui ha curato la sceneggiatura. Ma lui dice di no: non si sente ricco, stava bene anche prima, la sua vita non è cambiata. Io comunque li ho visti. C’erano. Guadagnati con onestà, pagando le tasse, dando un contributo all’erario per cui tutti noi, fruitori di servizi, non possiamo che essergli grati.
Letture:Paul Ekman, lo psicologo americano sui cui studi – la stretta correlazione tra espressioni facciali ed emozioni – è basato il serial Lie to me. Carofiglio ha scoperto il suo I volti della menzogna già nel ’90. E poi Steinbeck, Calvino, Simenon, qualcosa di Sciascia, Dürennmatt. E scrittrici? Anche quelle: Ingeborg Bachmann, Alice Munro, Grace Paley. E soprattutto Agota Kristoff, l’unico autore con cui non gli capiti, leggendola, di pensare “questa parola la toglierei”.
Voce: gli piace leggersi ad alta voce. Testimone inconsapevole, Ad occhi chiusi e Le perfezioni provvisorie esistono in versione audiolibro, letti dall’autore. È molto contento di aver letto in inglese – “alla radio della BBC!” – brani del suo romanzo appena tradotto.
Timidezze: da giovane si è sentito brutto, per via del naso leggermente aquilino. Questo senso di inadeguatezza lo ha reso timido, riservato. Ma il karate gli ha cambiato la vita: “Ho dimostrato a me stesso che potevo farcela. A quel punto potevo passare anche ad altre sfide”.
Preoccupazioni: in America è ingrassato di due chili, a forza di junk food. Vuole recuperare subito. A me sembra magro, impeccabile. Ma fa piacere trovare un uomo con paranoie simili a quelle delle donne. Altra preoccupazione: il romanzo in uscita. Hai voglia a dirgli che “funziona”, che il meccanismo ti trascina in modo ineluttabile, che tocca temi che sono nel cuore di tutti. All’uscita di un libro, anche lo scrittore più scaltro si preoccupa di come andrà. Inoltre Carofiglio è afflitto da una preoccupazione temporanea che comprendo appieno, per averla provata. Il momento è uno dei più spinosi, di quelli in cui quasi vorresti smettere di scrivere per non passarci più. Sta infatti per venirgli recapitato un centinaio di copie di Il silenzio dell’onda destinate a critici, giornalisti culturali, amici intimi, autorità. In ogni copia dovrà scrivere una dedica, badando a non essere banale né ripetitivo, ma personale, simpatico, intelligente… un’impresa quasi impossibile, che oltretutto può esporre a gaffe irrimediabili. Lo compiango ma tiro un sospiro di sollievo: sta capitando a lui.
Famiglia: non è un uomo in cerca delle sue radici, Carofiglio. Mamma insegnante e scrittrice; papà ingegnere e professore di scienza delle costruzioni, in pensione – “scrive racconti e minaccia di pubblicarli”; fratello scrittore e illustratore. In più, nella sua vita, ci sono una moglie e due figli, e un cane boxer. Nel suo studio, al Senato, riverso su una copia di Vandali, il libro di Stella e Rizzo, c’è persino un pupazzo di mucca pezzata. Con simili premesse, è difficile sentirsi soli.
Ambizioni: senz’altro quella di mantenersi in forma e piacente. Ma non basta. Con i suoi romanzi “cerca di scrivere pagine che inizino a lavorare dentro il lettore, una volta chiuso il libro”. Carofiglio non vuole intrattenere i lettori, vuole provocargli un turbamento o delle riflessioni, così forti che restino anche dopo la scioglimento di un intrigo. “Mi sono sempre posto il problema dei lettori a cui mi rivolgo. Col primo libro mi dicevo: qui qualcuno potrebbe piangere”. Come gli ha detto un giornalista, leggere un suo romanzo è “come bere un vino bianco fresco, all’apparenza leggero, ma poi ti alzi in piedi e ti tremano le gambe”.
Piaceri: la tavola. Da buon pugliese – la Puglia è una delle regioni dove si mangia meglio in Italia – Carofiglio è goloso, benché, come ho constatato, stia attento alle quantità. Un altro piacere è per lui il lavoro di investigazione, la cosa che più gli manca di quando faceva il magistrato. E’ un esperto di menzogne e interrogatori, e ha tenuto seminari sulle tecniche investigative. Sempre in termini di indagini, però intime, è appassionato dei temi che riguardano psicoterapeuti e psichiatri. Una delle sue serie preferite è In Treatment, che racconta le vicende di uno psicoanalista e dei suoi pazienti.
Politica: uno che fa il senatore deve sorbirsi ore e ore di interventi torrenziali. Non finisce per sentirsi inutile? “No, avere una visibilità personale, dovuta alla carriera di scrittore, mi consente di servire e incidere più di quanto capiti ad altri politici”. Inoltre, nei tempi morti, quando qualche relatore logorroico prende la parola e tutti si distraggono, chi guardando sull’iPad modelli di orologi lussuosi, chi siti di escort voluttuose, Carofiglio ne approfitta e scrive. Il rumore e le chiacchiere non lo disturbano, anzi: gli evitano di distrarsi.
Citazioni: ogni scrittore ne contiene. La principale, che condivido pienamente, è di Thomas Mann. “Uno scrittore è semplicemente una persona per cui scrivere è più difficile che per gli altri”.