Camilla Baresani

Sommario

DILETTA LEOTTA e l’odio femminile

Luglio 2023 - Grazia - Interviste

Tutti sanno chi è Diletta Leotta. Lo sanno perché da anni è protagonista di programmi televisivi e radiofonici, perché è molto bella, molto sexy, e ha avuto fidanzati decisamente famosi e ambiti. Per giunta, tutti sanno chi è Diletta anche perché è stata spesso aggredita da critiche che volevano sminuirla, accusandola di essere una specie di bambola siliconata inadeguata al proprio lavoro di conduttrice e commentatrice di programmi legati al calcio. Ed erano critiche femminili, di colleghe: un fuoco amico di cui non ci sarebbe bisogno, in un mondo in cui le donne continuano a essere vittime di omicidi, molestie, soprusi e abusi maschili. Nel frattempo, Diletta Leotta, che in agosto partorirà la sua primogenita, ha appena finito di registrare un podcast. Si chiama “Mamma dilettante”: un dialogo con mamme del mondo dello spettacolo e dell’informazione che si raccontano e le danno consigli, sdrammatizzando le difficoltà in cui ci si può imbattere quando si crescono i propri figli. Alessia Marcuzzi, Elisabetta Canalis, Martina Colombari, Ilaria D’Amico, Michelle Hunziker e tante altre. Ci sono anche uomini, come Christian Vieri, Claudio Marchisio e il compagno di Diletta e futuro padre della bambina che aspetta, il portiere Loris Karius. E c’è la coppia omogenitoriale De Florio, che tramite gravidanza per altri sono diventati papà di due di gemelli. 

Diletta ha grandi occhi color nocciola, grandi come quelli dei cuccioli, una voce morbida senza inflessioni siciliane e i modi da ragazza ben educata, con le forme rese ancor più sexy dalla gravidanza, però nascoste (senza riuscirci) in una tuta. Standole accanto mentre chiacchieriamo, è impossibile provare antipatia. Di fatto, la si percepisce molto “cucciola”, benché abbia appena superato i trent’anni.

Diletta, come si spiega questo odio femminile che l’accompagna?

Proprio non lo so, vorrei chiederlo a loro, e anzi mi aiuti lei a capirlo. Forse, nel caso della giornalista Paola Ferrari che più volte mi ha attaccato, è dovuto al fatto che non ci siamo mai incontrate. Magari, se mi conoscesse, direbbe “Scusate ho sbagliato”. 

Per questo podcast, invece, ho avuto il supporto di amiche generose, intelligenti e simpatiche, che magari fanno il mio stesso lavoro e che sono state addirittura materne con me. Ho pensato che ci si concentra sul chiasso delle voci che ci fanno male, ma poi, al di là di quelle, le cose sono completamente diverse. Del resto, in questi anni ho lavorato soprattutto nel mondo del calcio, con canali di comunicazione quasi solo maschili. Ho incrociato pochissime donne.

Lei, quando cammina per strada, sente la malevolenza degli sguardi femminili?

Nooo! Non voglio proprio pensarci. Ho sempre avuto tante amiche, sono circondata da tre sorelle (e un solo fratello), ho una mamma siciliana molto presente, sette nipotine, aspetto una bimba e anche mio fratello, che ha quattordici anni più di me, aspetta una bimba dalla sua compagna. Ho sempre vissuto in un universo femminile.

Le leggo un passo tratto da “Il nuovo bon ton di Lina Sotis”, appena uscito in libreria: “Cafona è la donna che indossa un abito per far vedere come starebbe meglio senza quell’abito addosso”. Si sente cafona? 

Ma no, da un certo punto di vista è vero, però la moda propone tantissimi abiti provocanti, non credo di essere l’unica a vestire così. E poi non è solo una questione di vestiti. Io mi sono resa conto che i ragazzi si interessavano a me quando ancora ero a scuola. Ricordo che in seconda o terza liceo una professoressa mi fece una nota sul registro perché distraevo la classe. Avevo i leggings e la felpa, cosa che tra l’altro era obbligatoria perché quel giorno avevamo Educazione fisica.

Un’altra donna che la odiava?

In effetti… Per fortuna poi è intervenuto mio padre per difendermi dall’accusa. Se hai un certo tipo di fisico basta poco per attirare l’attenzione, e anche per essere schernita dagli uomini, però l’ho sempre vissuta con grande sportività.

Ma non l’hanno fatta soffrire questi attacchi femminili?

Sì, mi disperavo. Quando la professoressa mi ha messo la nota, è stato tremendo. Io ero al primo banco e c’erano dei compagni che mi prendevano in giro e mi tiravano i pezzettini di carta per farmi voltare. Non avere solidarietà da parte di una donna, di una professoressa, è stato molto deludente. Ho sofferto meno per gli attacchi di Paola Ferrari, e non ho mai reagito, forse appunto perché a quel punto avevo fatto il callo su queste critiche ingiuste. Devo poi dire che alla fine se sei serena con te stessa, circondata da persone che ti rassicurano, e hai una famiglia che ti ama e protegge, pensi che sono solo commenti e ti consoli. 

In genere si va in crisi anche perché si temono le reazioni della famiglia, ma non mi sembra il suo caso.

Infatti, la mia forza non è dettata dal fatto che io sia tutta d’un pezzo, perché non lo sono, ma essendo la piccola di casa, sono protetta da tutti, anche da mio fratello che è stato un secondo padre.

Le ragazze uscivano volentieri con lei? Non temevano che la sua bellezza le oscurasse?

Quando ci si frequenta, questo concetto di bellezza finisce per scardinarsi e si inizia a vedere una persona per come è. Buffa, simpatica, distratta: io sono così, sono molto più umana di quanto si possa immaginare.

Ha mai avuto paura dei maschi? Per esempio, la percezione di correre un rischio se cammina in una strada da sola? 

Non direi. A volte ho provato l’imbarazzo di sentirmi tutti gli occhi addosso, sguardi fastidiosi, viscidi, oppure i cori volgari allo stadio, che per fortuna ora sono cessati. Come se la gravidanza ormai mi desse una sorta di immunità. Ho avuto una sola brutta esperienza, quando ero adolescente. Il professore di ginnastica, quello che ci faceva mettere i leggings, una volta mi ha dato uno schiaffetto sul sedere, e ha detto qualcosa tipo: “Mi fai inzuppare il biscotto”. Non sapevo cosa volesse dire, non l’avevo capito. Sono tornata a casa e l’ho subito riferito a mio padre, che è avvocato. Quel professore è stato subito sospeso e mandato via dall’istituto.

Per fortuna si è confidata con suo padre, non tutti lo fanno.

Parlo moltissimo con lui, continuamente. Papà fa molti divorzi. Mi dice sempre che non ho bisogno di uno psicologo, basta chiamarlo ed è così abituato a parlare e supportare clienti in crisi, sa talmente tante cose della vita, che riesce sempre ad aiutarmi. Per esempio, quando sono rimasta incinta ho chiamato lui, e la prima visita dal ginecologo l’ho con fatta lui, nemmeno con mia madre, che infatti si è incavolata.

Come mai hai non ha chiesto di accompagnarla a sua mamma, che in effetti sembrerebbe più logico?

Forse proprio perché mio padre è come uno psicologo, non ha l’elemento giudicante, è sempre super partes. La mamma invece si immedesima moltissimo, vive le cose in maniera viscerale.

Comunque ho davvero una bella famiglia, non so se sarò brava come loro ma ci voglio provare.

Lei e il suo compagno, Loris Karius, state insieme da fine settembre, ed è rimasta incinta quasi subito.  Non è spaventata all’idea di avere un figlio con un uomo che conosce poco? 

Quando sono rimasta incinta, la prima cosa che ho detto è stato: “O mio Dio, adesso cosa devo fare…”. Poi però mi sono chiesta quale sia il periodo corretto per fare un figlio. Mi sono detta che se è successo, se ci siamo trovati entrambi felici di avere un figlio, vuol dire che è giusto così.

Ha già scelto il nome di sua figlia?

Ancora no. Ofelia come mia madre? Rose? Bella? Sceglierò il nome più gusto quando finalmente la vedrò.

Karius gioca nel Newcastle, nello sperduto settentrione inglese. Sarà lontano e toccherà a lei la maggior parte delle fatiche e delle gioie della crescita di sua figlia.

Quando gli ho detto questa cosa, lui mi ha risposto: “Ma sai amore, tanto abbiamo tutta la vita per stare insieme”.

Un visionario.

Per fortuna ho mia madre che verrà ad aiutarmi, e nello stesso periodo nascerà anche la primogenita di mio fratello, che abita sotto di me, nello stesso palazzo, e insomma ricreeremo a Milano, tra i grattacieli di Porta Nuova il nucleo di una grande famiglia siciliana.  

Come ha conosciuto Loris?

Ero alle sfilate di Parigi con delle amiche. Siamo andate a cena all’Hotel Costes. Attorno solo donne bellissime. Persino le cameriere sembravano modelle. Gli uomini presenti non erano all’altezza di quella bellezza femminile, e al nostro tavolo di donne commentavamo che la situazione era terribilmente sproporzionata. Poi, quando è entrato lui, Loris, ha illuminato il locale, come se fosse arrivato il sole. Ho detto alle ragazze: “Guardate è entrato l’uomo della mia vita”. Loris è andato a sedersi con degli amici e ovviamente si è accorto che lo guardavamo. Noi, intanto, giocavamo a chiederci chi fosse: un americano, un modello, un giocatore di football. Alla fine, si è alzato e stava andandosene e io: “No, ragazze, se n’è andato, che dispiacere”. Mentre usciva si è affacciato e mi ha guardato. E io: “Oddio ragazze ha scelto me”. Con noi c’era Barbara Berlusconi che parla benissimo inglese e ha detto: “Dai, andiamo a conoscerlo”. Io non parlavo inglese, mi vergognavo, ma lei lo ha fatto sedere con noi e da quel momento non ci siamo più staccati.

Mi hanno raccontato anche un altro aneddoto sul suo ex fidanzato, il pugile King Toretto, cioè Daniele Scardina, sempre con la famiglia Berlusconi.

In realtà lì non c’ero. Daniele era andato a villa Certosa, in Sardegna, per allenare Luigi Berlusconi. Un giorno era nel parco davanti al lago con Eleonora ed è arrivato Silvio Berlusconi. Non si erano ancora incontrati. Nel vederlo così tatuato, gli ha detto: “Scostati che mi rovini la vista del lago”. Poi però, la sera, ha scoperto che Daniele canta benissimo. E così sono diventati amici e hanno passato una bellissima serata insieme.

Come sta adesso? Si sta riprendendo dall’ictus? 

Mi ha appena scritto sua mamma: sta facendo riabilitazione e finalmente ricomincia a parlare.

Con Daniele è impossibile non rimanere amici, è la persona più buona che abbia conosciuto. Ricordo che quando mia nonna l’ha incontrato la prima volta si era spaventata, ma poi l’ha conquistata.

E con Can Yaman siete rimasti in buoni rapporti?

Con lui sono rimasta meno amica. Ma non dipende da me. 

Le sue odiatrici l’hanno accusata di essere tutta ricostruita. Così, se cerca il suo nome su Google, quando si arriva a “Le persone hanno chiesto anche”, la domanda numero uno è: “Chi è il chirurgo plastico di Diletta Leotta?”.

Be’, dato che mio fratello è chirurgo plastico sono contenta, speriamo che vadano tutte da lui!

Lei è spiritosa, rilassata, e sembra davvero che tutte le asprezze, le invidie, le maldicenze non intacchino il suo spirito positivo, la voglia di dare il meglio nel lavoro e come futura mamma. 

Allora con questa intervista le do una responsabilità: mi fa amare dalle donne?