Camilla Baresani

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The Lost Alphabet. Ahmet Güneştekin a Istanbul

8 Agosto 2025 - Il Foglio - Storie

Il 16 gennaio, Güneştekin, che ha fatto degli argomenti di denuncia il focus della sua arte poliedrica, ha inaugurato a Istanbul The Lost Alphabet, una sterminata personale. Ottomila metri quadrati di installazioni, 364 opere tra dipinti, sculture, lavori perlopiù monumentali, spesso come pugni nello stomaco per il contenuto politico che mettono in scena. Popolazioni spostate come birilli, oppositori scomparsi, povere valigie che rappresentano i pochi averi trasportati nelle migrazioni forzate, libri proibiti, resti delle case e dei loro contenuti anneriti dai bombardamenti, miagolii di gatti abbandonati nella fuga, e poi però anche opere molto colorate, più sognanti, come le composizioni di porte turche. Güneştekin incarna il ruolo di portavoce artistico dei popoli schiacciati dalle politiche dittatoriali, dagli spostamenti di confini decisi da guerre e trattati internazionali: arte ad alto impatto emotivo. L’inaugurazione, per Istanbul, è stato l’evento più importante dell’anno. Va detto che l’artista curdo ha il sostegno di Ekrem İmamoğlu, politico di lungo corso e sindaco della metropoli di 16 milioni di abitanti, appartenente a famiglia di multimilionari imprenditori immobiliari e, soprattutto, riformatore a capo del partito di opposizione. Per celebrare Güneştekin, solo nei primi tre giorni sono arrivate 20mila persone. Durante l’inaugurazione il parcheggio era un coacervo di auto blu, mentre i fotografi ritraevano le celebrities accorse a onorare l’artista più famoso della Turchia.

Sono di Güneştekin anche molte sculture monumentali acquistate dalle municipalità turche, per esempio il grande disco rosso installato a Istanbul, davanti al porto di Galata, sul Bosforo. “Sono l’artista più caro vivente in Turchia. Un terzo della cifra del costo di palazzo Gradenigo l’ho pagato con la scultura del porto di Galata”. E anche: “Per 30 anni sono andato in giro affamato, e ora guadagno e spendo”, ha dichiarato Güneştekin durante la conferenza stampa. Come tutti gli artisti di enorme successo, esprime dei rincrescimenti per il mancato riconoscimento dell’accademia. Il suo grande successo popolare, un Roberto Saviano o una Michela Murgia dell’arte, non ha sinora ricevuto un adeguato tributo della critica, perlomeno a suo parere. Dice Güneştekin di essere riuscito sinora a non farsi né arrestare né censurare, nonostante la sua difesa del popolo curdo e comunque il suo dar voce agli oppressi di ogni etnia, perché all’inizio della sua carriera artistica è stato protetto dal più grande scrittore turco, Yaşar Kemal, autore di Il cardo. Chiediamo allora incautamente: “Lo scrittore più importante non è il premio Nobel Orhan Pamuk?”. Macché, riprovazione di tutti i turchi e i curdo turchi presenti. “Non lo stimiamo, pensa solo a proteggere sé stesso”. Amen.

Paola Marino e Angelo Bucarelli sono gli international art director di questa mastodontica personale di Güneştekin, dispiegata all’aperto e negli spazi coperti appena restaurati dell’ArtInstanbul Feshane, ex fabbrica ottomana di fez e uniformi, ora dedicata a esposizioni di arte contemporanea. Nel bookshop dello spazio espositivo, abbiamo trovato solo due libri in inglese, e non d’argomento artistico. L’odiografia di Donald Trump (Trump.Too much and never enough. How my family created the world’s most dangerous man), scritta dalla nipote Mary Trump, e un saggio sulle nequizie di Elon Musk (Character Limit. How Elon Musk destroyed Twitter).