Camilla Baresani
Indirizzo: via Pian dell’Olmo, Riano(RM)
Telefono: 06 9036044
Sito web:
Prezzi: 25/30€

Sommario

Riano (RM) – Osteria del Grottino

Ottobre 2009 - Il Sole 24 ore - Domenica - Ristoranti Lazio

Uscendo da Roma lungo la Flaminia, poco prima del cimitero di Prima Porta si imbocca la Tiberina. Dopo sette chilometri e mezzo – e una decina di povere africane che costeggiano come sentinelle la strada immersa nella campagna spopolata – si nota sulla sinistra una sorta di giardino magico con sculture messe in circolo, nello stile di quelli della Cornovaglia descritti nei romanzi di Daphne du Maurier. Lì bisogna imboccare una strada bianca che attraversa un boschetto in direzione delle cave di fior di tufo. Il paesaggio è di colline e dirupi, aspro e dolce al contempo, e non si vede anima viva. Dopo due chilometri, ai piedi di una collina c’è il cartello che segnala il “Grottino”. Una breve salita e, in cima al montarozzo, circondati da un paesaggio che ricorda quello del saltus romano descritto da Emilio Sereni nella Storia del paesaggio agrario italiano, trovate una tipica osteria fuori porta. Il classico posto da ora di pranzo, dove la domenica le famiglie portano a sfogare i bambini e durante la settimana si rifugiano le coppie clandestine. Seduti sotto il pergolato o direttamente al sole, la vista spazia sulle cime degli alberi e vaga fino a una torre dove furono girate alcune scene de Il nome della rosa; ci si compiace dell’ininterrotto paesaggio selvatico dei Monti Sabini, che fece da set anche a un altro film, quello sul sequestro Soffiantini. Oltre che da famiglie e amanti, Il Grottino è frequentato da collezionisti di M16 e Kalashnikov (di ritorno dalle cave abbandonate riconvertite in poligoni clandestini) e da musicisti e cantanti (di ritorno dai vari studi di registrazione sparsi nei dintorni). Sia i collezionisti d’armi sia i cantanti hanno custodie per i loro strumenti, ma i collezionisti le lasciano malvolentieri in macchina e preferiscono portarle al tavolo. È cibo semplice e verace quello che si viene a cercare in questo luogo, che riesce a essere sperduto pur distando non più di 15 chilometri da Via Veneto. Molti vengono per la carne: costate e fiorentine di succoso manzo danese, coniglio alla cacciatora e, soprattutto, testina e coratella d’abbacchio eseguite con maggior perizia rispetto ai tanti ristoranti della tradizione romana più considerati dalle guide gastronomiche. Altri prediligono le fettuccine e gli ottimi tonnarelli fatti in casa, conditi al pomodoro, alla gricia (parecchio salata – ma è destino di questa amatriciana bianca), alla norcina (sconsigliabile: funghi, piselli, salsiccia, panna). Secondo me, invece, a essere imperdibili sono i contorni, che da soli bastano a saziarvi, magari con l’aiuto di qualche bruschetta. Polenta bianca fritta a bastoncini, patate fritte – squisite – tagliate a fette un po’ più spesse delle chips, insalate rustiche, broccoli e cicoria ripassata, e soprattutto carnosi, dolci, memorabili peperoni grigliati. Le melanzane grigliate sono invece troppo annerite, col risultato di sapere solo di brace. I peperoni, che da soli valgono la gita, sono naturalmente sconsigliati se nel pomeriggio avete appuntamento dal dentista o con qualcuno che vi fa palpitare. Il servizio è rapido, ma se non si hanno impegni stringenti ci si dilunga volentieri, soprattutto durante la settimana, quando domina un silenzio perfetto. Il luogo, così suggestivo, dev’essere sembrato adatto anche per altre funzioni: alla destra del terrazzamento dove mangiate, a un paio di colline di distanza, si trova il “Giardino dei Ricordi”, eufemistica definizione di una parte del cimitero di Prima Porta deputata alla dispersione delle ceneri dei propri cari. Ma al Grottino non ci si accorge di nulla; anzi: sulla terrazza assolata, dove in questa stagione si mangia molto volentieri, ci si distrae osservando alcuni innocui cagnoni di campagna, che si aggirano indolenti e già sazi, indifferenti a tutto tranne alla ricerca di luoghi appropriati dove sdraiarsi. Il vino bianco locale, dal fresco sapore acquoso, che se non altro non fa venire mal di testa (nessuna aggiunta di solfiti) è adatto al genere di pasto. La lista dei vini, semplice ma varia, propone anche bottiglie di marchi più noti, che non superano i 18 euro.