Camilla Baresani
Indirizzo: Via Rimembranza, 38, 25084 - Gargnano (BS)
Telefono: 0365798000
Sito web: http://www.villafeltrinelli.com/?lang=it
Prezzi: €70

Sommario

Gargnano (BS) – Ristorante del Grand Hotel Villa Feltrinelli

Luglio 2006 - Sole 24 Ore - Domenica - Ristoranti Lombardia
E’ decisamente più costosa di una gita a Predappio, ma la visita a Villa Feltrinelli, a Gargnano sul Garda, dà anche soddisfazioni più complesse e articolate. Oggi è un lussuoso hotel con una ventina di camere e un grande parco dotato di limonaia e piante esotiche, ma dal 10 ottobre del 1943 al 18 aprile del ’45 ospitò Benito Mussolini con Donna Rachele, i figli Romano e Anna Maria, la vedova del figlio Bruno e la nipotina. Nonché, accasermati nelle cantine, trenta SS della guardia personale di Hitler col doppio compito di custodire e sorvegliare il Duce. Parliamo insomma del drammatico periodo della Repubblica di Salò, che ha generato così tante memorie, revisionismi e controrevisionismi. Curiosamente, di un simile cruciale periodo storico e del famigerato soggiornante non v’è traccia nella brevissima “Storia di Villa Feltrinelli” che ho trovato allegata alla brochure dell’albergo e ristorante. Sono tre paginette che parlano della villa e dei suoi ex proprietari, i Feltrinelli, gargnanesi arricchitisi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento col commercio dei legnami, fino a divenire i principali tycoon italiani per almeno tutta la prima metà del Novecento. Chissà come mai quest’omissione: non credo che qualcuno dei ricchissimi clienti americani o giapponesi (l’albergo è un cinque stelle, da alcune guide ritenuto il miglior albergo di lusso del mondo, da altre solo d’Europa) disdirebbe la prenotazione leggendo che per un anno e mezzo ci abitò, semisequestrato, un famoso dittatore che odiava il lago di Garda perché lo vedeva come insulsa via di mezzo tra mare e fiume.
Ma torniamo alla gita: è un perfetto itinerario settembrino che può includere il passaggio da Gardone Riviera, con sosta al Vittoriale di Gabriele D’annunzio, e finire con un pranzo o una cena di gran soddisfazione al ristorante della Villa. Del resto, qual è l’unico modo per una persona non straricca di avere accesso agli alberghi più esclusivi e costosi? Di solito andandovi a mangiare. Se la cucina è poco consigliabile, ci si limita a una prima colazione: ma in questo caso vale senz’altro la pena di fermarsi per gustare qualcosa di più sostanzioso, possibilmente sulla splendida terrazza sul lago, circondata dalle piante secolari del parco, dall’elegante piscina col fondo verde smeraldo, dai monti che incombono alle spalle. Quanto alla cucina, aspettatevi ottime cose. Stefano Baiocco, il giovane chef, ha fatto la tipica via crucis di chi vuole conquistarsi un posto in società, lavorando nelle cucine tristellate francesi e spagnole e in quelle mono- o bistellate italiane, e pare gli abbia giovato. Ci sono due menu: uno più semplice (e meno costoso) che si può ordinare da mezzogiorno alle sette del pomeriggio, e un altro di maggiore soddisfazione (e maggior costo) per la cena.
In generale si tratta di piatti elaborati ma dai sapori netti, ben distinti, mai pasticciati, e profumati senza invadenza dalle varie erbe che lo chef coltiva nella serra e nella limonaia. Tutto quello che ho assaggiato era decisamente ben riuscito (persino i vari tipi di pane e grissini – serviti in un cestino lasciato sul tavolo e non centellinati dal cameriere, come fastidiosamente capita in molti ristoranti): scampi dalla cottura perfetta con aceto balsamico e anguria; tonno marinato al sesamo con midollo servito da sorseggiare in un ossicino a mo’ di bicchiere (e il pensiero corre alla parodia di Achille Campanile: “Bevi Rosmunda nel cranio di tuo padre”,  “Caro Alboino bere non posso tutto quel vino dentro quell’osso”); squisito risotto alla parmigiana con cervella di coniglio e anice; pavé di verdure e spalla d’agnello cotta per un giorno intero fino a risultare burrosa; crespelle di yogurt magro con zenzero e lavanda; e infine qualche divertente gadget di piccola pasticceria, compreso un finto sigaro di cioccolato.
Con un buon Lugana bianco e due portate si possono spendere circa 70 euro a pranzo (ma è possibile ordinare anche solo insalate e sandwich), da raddoppiare per una cena completa.
Dopo mangiato, prima di andarsene, è bello scivolare tra le stanze del pianterreno, e godersi la casa, un edificio liberty in stile neogotico costruito nel 1892 su progetto di Alberico Barbiano di Belgiojoso. Allora, ai borghesi del luogo, la villa parve di cattivo gusto, cupa e grondante di orpelli; ora la ammiriamo per l’atmosfera accogliente e sontuosa. Prima o poi, forse, rivaluteremo anche i condomini degli anni ’60.
In un salottino c’è un album con la documentazione fotografica dello stato della villa quando nel ’97 fu comprata dall’attuale proprietario americano, dopo anni di abbandono: fa pensare alla bravura di chi è riuscito a riportarla a un simile splendore. E nel salotto-biblioteca ci si può fermare a sfogliare la raccolta di vecchi Life trovati assieme ad alcuni libri appartenuti a Carlo Feltrinelli, padre di Giangiacomo, il fondatore della casa editrice. Per chi s’appassionasse al prosieguo delle avventurose vicende della famiglia, non c’è che procurarsi Senior service, il libro di Carlo junior.
Ristorante del Gran Hotel Villa Feltrinelli, Gargnano. Tel.: 0365 798000